M16 Nebulosa Aquila

M16

Costellazione Serpente

Ascensione retta 18h 18m 48s

Declinazione -13° 49′

Distanza 5700 a.l. (1747,628 pc)

Magnitudine apparente (V) 6,0

Dimensione apparente (V) 7.0 minuti d’arco

Caratteristiche fisiche

Tipo Regione H II

Classe II 3 m n (ammasso)

Galassia di appartenenza: Via Lattea

Dimensioni (nebulosa) 70×55 anni luce

(ammasso) 15 a.l.

Magnitudine assoluta (V) -8.21

Età stimata 2-3 milioni di anni (ammasso)

La Nebulosa Aquila (nota anche come M 16 o NGC 6611) è una grande regione H II visibile nella costellazione della Coda del Serpente; è formata da un giovane ammasso aperto di stelle associato ad una nebulosa a emissione composta da idrogeno ionizzato, catalogata come IC 4703.[1]

La sua distanza è sempre stata relativamente incerta, ma si tende ad accettare un valore di circa 5700 anni luce dalla Terra, ponendola così nella zona media del Braccio del Sagittario; contiene alcune formazioni estremamente conosciute, come i Pilastri della Creazione, le lunghe colonne di gas oscuro originate dall’azione del vento stellare delle componenti dell’ammasso centrale[4] e che sono responsabili anche del nome proprio della nebulosa stessa, a causa della loro forma. In esse sono presenti alcuni oggetti stellari giovani, che testimoniano che i processi di formazione stellare sono tuttora in atto,[5] anche se non è chiaro se questi siano favoriti od osteggiati dall’azione del vento stellare delle stelle vicine, né è chiaro se il vento effettivamente influisca in qualche maniera su questi fenomeni.[4] L’ammasso è composto da un gran numero di supergiganti blu molto calde e brillanti; la loro età tipica è di appena 2-3 milioni di anni,[2] cioè meno di un millesimo dell’età del nostro Sole; la stella più brillante dell’ammasso è di magnitudine 8,24,[6] ben visibile anche con un binocolo.

La causa principale della ionizzazione dei gas della nebulosa, e quindi della sua luminosità, sono le grandi stelle massicce dell’ammasso aperto NGC 6611, che si trova al suo interno; le stesse hanno anche modellato col loro vento stellare le nubi circostanti, causando delle lunghe strutture a chioma qualora il vento incontrasse delle regioni nebulose ultradense: è questo il caso ad esempio dei famosi Pilastri della Creazione o Proboscidi d’Elefante, che hanno conferito il nome “Aquila” alla nebulosa e che sono state rese famose dalle immagini del Telescopio Hubble.[12] Sebbene non siano così dense come originariamente creduto, queste strutture mostrano delle evidenze di protrusioni, denominate EGGs (acronimo di Evaporating Gaseous Globules,[12] globuli gassosi in evaporazione), alcune delle quali sarebbero associate a degli oggetti stellari giovani, un segno questo che i fenomeni di formazione stellare sono ancora in atto.[5]

L’ammasso centrale contiene stelle disperse su una regione di circa 14′, con un’elevata concentrazione nelle regioni fino a 4′ dal centro geometrico; molte di queste sono ancora in fase di pre-sequenza principale, mentre le componenti più brillanti sono delle supergiganti blu. La massa delle componenti varia fra 2 e 85 M, mentre l’età dell’ammasso è stata stimata di circa 2-3 milioni di anni.[6]

La nebulosa Aquila, di per sé piuttosto brillante, può essere individuata con facilità partendo dalla stella γ Scuti e spostandosi circa 3° a WSW; sebbene sia invisibile ad occhio nudo, un binocolo 10×50 è più che sufficiente per poterla individuare come una macchia chiara allungata e circondante un piccolissimo ammasso di stelle, il quale però può essere risolto solo con grande difficoltà. Con un telescopio da 120-150mm di apertura, l’ammasso domina con la sua luce la nebulosità, che si mostra sfuggente; l’ammasso appare invece ben risolto e conta circa una quarantina di stelle. Molti dettagli sulla nube possono essere osservati con aperture a partire dai 200mm con le quali l’ammasso appare luminoso ed esteso, con diverse decine di stelle brillanti sparse su tutta la zona nebulosa.[7]

La Nebulosa Aquila può essere osservata con discreta facilità da gran parte delle aree popolate della Terra, grazie al fatto che è situata a una declinazione non eccessivamente australe:

Il periodo migliore per la sua osservazione nel cielo serale è quello compreso fra giugno e ottobre.

Info da wikipedia.it

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